Nello Salza è considerato, ormai da tutti, la “tromba del cinema italiano” e non solo per aver lavorato – come prima tromba – e per la bellezza di 35 anni con il maestro dei maestri, ovvero Ennio Morricone. Nello si è misurato con altri compositori nel corso della sua lunga carriera, uno fra tutti Piovani nel film “La vita è bella” di Benigni.
In questo romanzo-biografia, coadiuvato da Teresa Giulietti, traccia il percorso di tutta la sua vita professionale che, inevitabilmente si incontra e si mescola con quella umana e più propriamente intima: gli inizi da bambino nella sua Sutri, in provincia di Viterbo (“Io sono nato a Sutri, in provincia di Viterbo, e come buona parte dei Sutrini ho un carattere forte, coriaceo come il tufo su cui si erge, resistente alle prove di fronte alle quali la vita ci pone”), la sua smodata passione per la musica, proprio per la tromba che cerca di simulare con strumenti rudimentali recuperati in giro per casa.
La famiglia di origini umili, papà muratore, mamma parrucchiera, ma con un’attenzione particolare alla musica che si ascolta tra le mura domestiche e nelle feste di paese, attraverso la banda di cui Nello sogna di far parte. Una famiglia tradizionale, agganciata alle proprie origini ma che, nonostante tutto, lo sostiene in ogni suo desiderio musicale. L’approdo al Conservatorio di Santa Cecilia a Roma, un luogo delle meraviglie in cui incontra “figli di”, regole ferree e grandi maestri con cui comincia a capire la maestosità della musica e l’impegno che occorre per poter emergere e non essere uno dei tanti.
Fino al suo incontro più importante, nel 1984 , con Ennio Morricone, già famoso al grande pubblico, che in quel momento sta realizzando la colonna sonora per “C’era una volta in America” di Sergio Leone. (“La mattina, alle 9:00, ricevetti una telefonata da uno della produzione, alle 10:00 in punto mi sarei dovuto presentare ai “Forum Studios”, di Roma, in Piazza Euclide. Quegli stessi studi di registrazione – per noi giovani musicisti una sorta di Paradiso Terrestre – che, con il nome di “Ortophonic”, furono fondati nel ’70 dallo stesso Morricone insieme a Luis Bacalov, Piero Piccioni e Armando Trovajoli…”)
Nello non esordisce al meglio in quella circostanza, lui sempre così puntuale, viene chiamato all’ultimo momento, quella stessa mattina, per sostituire un collega debilitato (vedi, a volte, che la sfortuna dell’altro può diventare la tua stessa fortuna!). Si prepara al volo e arriva in sala di incisione, trafelato, con un ritardo di dieci minuti che il grande maestro non gradisce affatto. Potrebbe essere motivo di espulsione e invece…
Ennio è un uomo di poche parole, silenzioso e concentrato, recettivo a tutto quello che avviene attorno a lui. Non elargisce complimenti al giovane trombettista, nonostante riesca nella titanica impresa di accordarsi all’orchestra e alle esigenze del compositore. Anzi, quasi lo canzona per via di quell’aria bonaria e provinciale che si porta addosso, del tutto disabituato a darsi arie o ad apparire diverso da quello che è. Sarà proprio quello uno dei motivi per cui stringeranno un trentennale sodalizio artistico e una genuina amicizia: una comunione di intenti e di modalità esistenziale, ovvero, il saper essere sempre se stessi, ancorati alla terra, alla realtà, evitando stereotipi o maschere.
Da quel sodalizio Nello impara la vita. La vita tutta. Ad affrontarla, a tirarsi su le maniche, a non lamentarsi, a vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, a misurarsi con le più svariate e improbabili situazioni che la musica e i concerti richiedono, a capire il dietro le quinte delle esistenze umane, ad accogliere le critiche per trasformarle in nuove opportunità d crescita e anche di rivalsa.
Da quel momento, tutta la sua vita cambierà…
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