di Alex Baudo e Teresa Giulietti
(Melbourne – Australia, 5 gennaio 2023, ore 10:21)
Da pochi giorni si è inaugurato un nuovo anno, nell’aria si respira l’euforia dell’inizio e il desiderio condiviso che tutto si avveri. In quel “tutto” si racchiude l’essenza dell’essere umano. Quando le cose vanno male ci si concentra su ciò che conta veramente.
Sempre più, stelle cadenti e desideri espressi – chi al destino o col naso puntato a qualche santo – si somigliano, portano lo stesso nome (in cima alla lista: salute, poi lavoro, serenità, pace). Mai come in questi anni ci siamo scoperti tanto simili, anche a distanza, uniti da un trascorso doloroso e ancora troppo recente da cui, a ogni latitudine del pianeta, si sente il bisogno di affrancarsi. Covid, guerra, la Terra sempre più malata…
C’è un gran carico di emotività in giro, chi la risolve tramutandola in rabbia, chi aprendosi di più agli altri. Io appartengo a questa categoria. Già, emotività e sensibilità in qualche modo sono sempre state le mie sabbie mobili. Non so se esista una medicina capace di curarle e se, semmai, ne varrebbe la pena.
Me lo domando da tempo: come ci si difende dalla troppa emotività? Probabilmente vivendo appieno ogni emozione di cui la vita ci fa dono, senza rifuggirne nemmeno una, e cercando di preservarsi, non tanto da ciò che ci fa paura, ma da quello che non risuona in noi.
Il suono accordato. Da questo momento in poi, da questo libro, mi decido a farlo. Vado alla ricerca di chi risuona in me. Sfuggo da chi mi stona o vorrebbe riscrivere le mie partiture emotive.
Ho sempre concepito la vita come una ricerca in cui nulla deve essere dato per scontato. Ci si fa più male, questo è vero, si perdono certezze lungo la strada che vengono sostituite da nuove certezze, e poi ci si rende conto che di certo c’è ben poco e, allora, s’impara a dar valore ai momenti, seppur fugaci. Agli attimi che sono preziosi quanto i mesi e gli anni. Talvolta molto di più.
Fatico a concepire un’esistenza senza movimento e ora non parlo solo di quello che fa viaggiare e spinge verso altri luoghi. Il movimento a cui faccio riferimento è soprattutto quello interiore. Suonare e frequentare musicisti mi ha indubbiamente avvantaggiato in questa mia ricerca, la musica stessa induce alla trasformazione perché scuote e fa vibrare ogni parte di sé, indistintamente testa e cuore.
Volete azionarvi? Ascoltate musica. Volete stazionare? Vivete senza musica.
… Traccia una linea verticale su un foglio, mi disse un giorno qualcuno, cosa metti a sinistra fra le cose che ti hanno fatto più soffrire? Cosa a destra fra quelle che hanno reso la tua vita un posto migliore?
Al primo posto ho scritto la parola: musica, poi amore, le avrei volute intercambiare, a giorni, ma poi ho capito che per me erano la stessa cosa. Subito dopo ci ho scritto “i miei animali”, tutti quelli che si sono succeduti nelle varie fasi della mia vita.
Che senso avrebbe gioire in solitudine?
Come dicono i buddisti: migliaia di candele possono venire accese da una singola candela, e la vita della candela non sarà per questo abbreviata. La felicità non diminuisce mai con l’essere condivisa.
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